[Rassegna] Mobilitazione dei precari pugliesi
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[Rassegna] Mobilitazione dei precari pugliesi
Bari, mandati via dopo vent'anni
La rivolta dei precari pugliesi
BARI (21settembre) - Parte da Bari ma coinvolgerà anche Lecce, Taranto e Foggia, la protesta dei precari della scuola. L’idea è quella di avviare una mobilitazione regionale contro i tagli decisi dal ministro Mariastella Gelmini. Sono, infatti, 2.570 i posti mancanti in Puglia, tra docenti e personale Ata.
«Ci ritroviamo con insegnanti mandati a casa dopo 20 anni di precariato» sottolineano preoccupati dalla Rete Docenti Precari di Bari.
Ieri pomeriggio un’assemblea, proprio nel capoluogo regionale, per mettere a punto i modi della protesta. «L’idea è quella di organizzare una mobilitazione che coinvolga le scuole, i docenti, il personale Ata, le Università, gli studenti e le famiglie - sottolinea Maria Rita Gadaleta, della Rete Docenti Precari di Bari -. Ma, anche gli Uffici scolastici regionali, perché vogliamo capire in che misura sono stati operati questi tagli e vogliamo sapere perché alcune province sono state più penalizzate di altre».
Intanto, domenica prossima, ci sarà un’assemblea a Roma, alla quale prenderanno parte i rappresentanti della Rete dei docenti pugliesi. «Sarà un momento di aggregazione dei diversi comitati spontanei nati attorno alla protesta - aggiunge la dottoressa Gadaleta -. Noi parteciperemo per capire se si progetterà anche una mobilitazione nazionale, che poi è quello che auspichiamo.
Quindi, i precari della scuola si organizzano per rivendicare quei diritti, a loro dire, negati «prima da Tremonti e poi dalla Riforma Gelmini». Durante l’assemblea di ieri si è discusso anche del progetto “Diritti a scuola” e del decreto “Salvaprecari”.
Alla convocazione di ieri erano stati invitati anche i precari di Lecce che proprio nei giorni scorsi si sono costituiti in Coordinamento. Come si è detto, l’incontro è servito per raccogliere quante più informazioni possibili sui salvagenti, se così si possono chiamare, che la Regione Puglia lancerà per non far annegare i docenti rimasti senza cattedra. Tra questi contentini, il decreto “Salva precari” emanato dal Ministero, che dà punteggio anche senza lavorare e lo stipendio solo per i giorni in cui si lavora.
In aiuto dei precari c’è poi l’accordo che il governatore Vendola ha firmato con la Gelmini, che riguarda i progetti “Diritti a scuola”, che dà una considerevole somma al mese, ma si tratta di co.co.co. «Diciamo che si tratta di contentini - confermano dal Coordinamento leccese -, una sorta di ammortizzatori sociali che tra l’altro la nostra categoria non prevedeva, nel senso che c’è il punteggio, ma non uno stipendio o, quantomeno, non sempre, e nemmeno i contributi».
Di qui la protesta. «Abbiamo intenzione di programmare una mobilitazione generale del mondo della scuola, coinvolgendo anche le famiglie e gli studenti perché una scuola con classi sovraffollate e docenti a casa non è di qualità - sottolineano i docenti precari -. La crisi economica può affrontarsi solo puntando sulle competenze e sulla formazione/educazione di un cittadino attivo, critico e responsabile e una riforma che riduce le ore, accorpa le classi, elimina insegnamenti, non ha questo come obiettivo, ma ha un disegno di impoverimento del pensiero e della capacità critica delle nuove generazioni».
MCM
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La rivolta dei precari pugliesi
BARI (21settembre) - Parte da Bari ma coinvolgerà anche Lecce, Taranto e Foggia, la protesta dei precari della scuola. L’idea è quella di avviare una mobilitazione regionale contro i tagli decisi dal ministro Mariastella Gelmini. Sono, infatti, 2.570 i posti mancanti in Puglia, tra docenti e personale Ata.
«Ci ritroviamo con insegnanti mandati a casa dopo 20 anni di precariato» sottolineano preoccupati dalla Rete Docenti Precari di Bari.
Ieri pomeriggio un’assemblea, proprio nel capoluogo regionale, per mettere a punto i modi della protesta. «L’idea è quella di organizzare una mobilitazione che coinvolga le scuole, i docenti, il personale Ata, le Università, gli studenti e le famiglie - sottolinea Maria Rita Gadaleta, della Rete Docenti Precari di Bari -. Ma, anche gli Uffici scolastici regionali, perché vogliamo capire in che misura sono stati operati questi tagli e vogliamo sapere perché alcune province sono state più penalizzate di altre».
Intanto, domenica prossima, ci sarà un’assemblea a Roma, alla quale prenderanno parte i rappresentanti della Rete dei docenti pugliesi. «Sarà un momento di aggregazione dei diversi comitati spontanei nati attorno alla protesta - aggiunge la dottoressa Gadaleta -. Noi parteciperemo per capire se si progetterà anche una mobilitazione nazionale, che poi è quello che auspichiamo.
Quindi, i precari della scuola si organizzano per rivendicare quei diritti, a loro dire, negati «prima da Tremonti e poi dalla Riforma Gelmini». Durante l’assemblea di ieri si è discusso anche del progetto “Diritti a scuola” e del decreto “Salvaprecari”.
Alla convocazione di ieri erano stati invitati anche i precari di Lecce che proprio nei giorni scorsi si sono costituiti in Coordinamento. Come si è detto, l’incontro è servito per raccogliere quante più informazioni possibili sui salvagenti, se così si possono chiamare, che la Regione Puglia lancerà per non far annegare i docenti rimasti senza cattedra. Tra questi contentini, il decreto “Salva precari” emanato dal Ministero, che dà punteggio anche senza lavorare e lo stipendio solo per i giorni in cui si lavora.
In aiuto dei precari c’è poi l’accordo che il governatore Vendola ha firmato con la Gelmini, che riguarda i progetti “Diritti a scuola”, che dà una considerevole somma al mese, ma si tratta di co.co.co. «Diciamo che si tratta di contentini - confermano dal Coordinamento leccese -, una sorta di ammortizzatori sociali che tra l’altro la nostra categoria non prevedeva, nel senso che c’è il punteggio, ma non uno stipendio o, quantomeno, non sempre, e nemmeno i contributi».
Di qui la protesta. «Abbiamo intenzione di programmare una mobilitazione generale del mondo della scuola, coinvolgendo anche le famiglie e gli studenti perché una scuola con classi sovraffollate e docenti a casa non è di qualità - sottolineano i docenti precari -. La crisi economica può affrontarsi solo puntando sulle competenze e sulla formazione/educazione di un cittadino attivo, critico e responsabile e una riforma che riduce le ore, accorpa le classi, elimina insegnamenti, non ha questo come obiettivo, ma ha un disegno di impoverimento del pensiero e della capacità critica delle nuove generazioni».
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